LA CAMPAGNA SICILIANA

Nell’Odissea Omero definì la Sicilia “Isola del sole” ma, osservando più attentamente la campagna siciliana, potremmo definirla Isola-continente per l’incredibile varietà naturalistica che la connota, dalle coste sino alle vallate più interne.

L’isola più grande del Mediterraneo, in effetti, è una terra estremamente generosa, ricca di superfici fertili, di piccoli torrenti, di sole e di luce. Un comune viaggiatore che attraversi la Sicilia da est a ovest, incontrerebbe variazioni climatiche notevoli così come innumerevoli sono i contesti geologici che ne caratterizzano i suoli. Questa molteplicità di habitat naturali si traduce in una grande varietà di prodotti agricoli che una tradizione millenaria, unita all’eredità di esperienze culinarie di antichi popoli, ha tradotto in un patrimonio gastronomico la cui ricchezza è, con la dieta mediterranea, patrimonio dell’Umanità.


Le pianure, le colline, le montagne e il mare della Sicilia, in combinazione con le stagioni del clima mediterraneo, offrono i frutti della Terra tutto l’anno e l’olio ed il vino sono divenuti protagonisti assoluti di queste produzioni agricole straordinarie. Tutto questo si traduce in profumi che stimolano l’olfatto per la complessità dei sentori: erbe aromatiche come il basilico, la salvia, la menta, si scoprono in ogni casa di campagna o in collina. Nell’incontro tra le valli del Belice e dello Jato, dove sorge Feudo Disisa, la campagna assume contorni diversi. Ci troviamo in un fondovalle dove scorre silenzioso un fiume bordato da canne, lungo il quale crescono salici e pioppi bianchi, si estendono i vigneti e gli uliveti e, dove l’acqua non arriva, nascono spontanei gelsi, susini, carrubi e fichi d’india che fanno da cornice agli ulivi saraceni.


Nelle zone costiere della Sicilia il volto dell’isola muta con le piante tipiche della macchia mediterranea: il lentisco, il terebinto, la fillirea, l’euforbia e la ginestra raccontano di un continente variegato che ben conosce la forza dei venti provenienti dal mare. E quando la campagna incontra l’uomo, il panorama cambia ancora una volta. Solo in Sicilia, infatti, i terreni impiantati ad agrumi si chiamano “giardini”.

Nell’Odissea Omero definì la Sicilia “Isola del sole” ma, osservando più attentamente la campagna siciliana, potremmo definirla Isola-continente per l’incredibile varietà naturalistica che la connota, dalle coste sino alle vallate più interne.

L’isola più grande del Mediterraneo, in effetti, è una terra estremamente generosa, ricca di superfici fertili, di piccoli torrenti, di sole e di luce. Un comune viaggiatore che attraversi la Sicilia da est a ovest, incontrerebbe variazioni climatiche notevoli così come innumerevoli sono i contesti geologici che ne caratterizzano i suoli. Questa molteplicità di habitat naturali si traduce in una grande varietà di prodotti agricoli che una tradizione millenaria, unita all’eredità di esperienze culinarie di antichi popoli, ha tradotto in un patrimonio gastronomico la cui ricchezza è, con la dieta mediterranea, patrimonio dell’Umanità.

Le pianure, le colline, le montagne e il mare della Sicilia, in combinazione con le stagioni del clima mediterraneo, offrono i frutti della Terra tutto l’anno e l’olio ed il vino sono divenuti protagonisti assoluti di queste produzioni agricole straordinarie. Tutto questo si traduce in profumi che stimolano l’olfatto per la complessità dei sentori: erbe aromatiche come il basilico, la salvia, la menta, si scoprono in ogni casa di campagna o in collina. Nell’incontro tra le valli del Belice e dello Jato, dove sorge Feudo Disisa, la campagna assume contorni diversi. Ci troviamo in un fondovalle dove scorre silenzioso un fiume bordato da canne, lungo il quale crescono salici e pioppi bianchi, si estendono i vigneti e gli uliveti e, dove l’acqua non arriva, nascono spontanei gelsi, susini, carrubi e fichi d’india che fanno da cornice agli ulivi saraceni.

Nelle zone costiere della Sicilia il volto dell’isola muta con le piante tipiche della macchia mediterranea: il lentisco, il terebinto, la fillirea, l’euforbia e la ginestra raccontano di un continente variegato che ben conosce la forza dei venti provenienti dal mare. E quando la campagna incontra l’uomo, il panorama cambia ancora una volta. Solo in Sicilia, infatti, i terreni impiantati ad agrumi si chiamano “giardini”.